venerdì 8 febbraio 2008

Facciamo il Partito della Rete



Il blog di Beppe Grillo potrebbe essere la piattaforma iniziale per la costruzione di una forma di aggregazione politica nuova. Non più una rappresentanza verticistica come avviene ora nei partiti tradizionali, ma al contrario, un soggetto politico con finalità di governo che si forma alla base e dove ogni decisione e iniziativa viene presa dalla base usando il sistema democratico del voto.

Ci si richiama ai valori universali di equità, giustizia, libertà, ecc. che accomunano in modo abbastanza omogeneo il popolo della rete.
Attraverso internet chiunque potrà candidarsi per il Partito della Rete (nome indicativo). Argomento e programmi saranno discussi e messi al voto. Ai candidati sarà fatta una radiografia morale. Tutti potranno potenzialmente conoscere ogni candidato e decidere attraverso l’uso del voto on-line chi li rappresenterà alle elezioni vere e proprie.
Ogni candidato, a sua volta, potrà farsi conoscere, esporre i suoi propositi, fare anche dei comizi in rete grazie ad uno spazio apposito pubblico e interattivo che costituisce una parte organica del partito.

I meetup potrebbero essere utili per i rappresentanti locali.
Penso che la nuova legislatura che si formerà durerà poco, quindi possiamo incominciare da subito e prepararci per le elezioni che si terranno da qui a qualche anno.

È vero, c’è il partito di Di Pietro ma esso è legato al vecchio sistema della casta. Voci autorevoli dicono che al sud sta avvenendo un travaso dall’Udeur all’Italia dei Valori di professionisti della politica trasformisti e privi di “valori”.

Un nodo che si deve sciogliere è il problema della governabilità. Chiunque se pur armato dalle più sane intenzioni, quando arriva nella stanza dei bottoni rimane impantanato nell’impasto burocratico della macchina amministrativa da prima repubblica. Un elefante fatto di clientelismi, raccomandati, imboscati e fannulloni a tempo indeterminato.
I sindaci, i presidenti di regione e a livello nazionale non possono fare tutto da soli, devono delegare, demandare ad altri parte del lavoro, magari a chi è stato assunto nell’amministrazione dal rivale politico uscente. Forse potremmo risolvere anche questo problema con un monitoraggio costante di ogni attività politica.

venerdì 1 febbraio 2008

Il governo è caduto per almeno 3 motivi:



Occorre un rinnovamento italiano. Questo paese va rifondato. Non si fanno più figli; l’italiano è un animale che vive in cattività.
Il governo è caduto per almeno 3 motivi:
Il primo va ricercato nelle elezioni truccate male da Berlusconi che ha pensato: visto che non posso vincere distruggo tutto. O tutto a me o niente a nessuno. E nella legge elettorale fatta "solo" dalla destra su misura e a scopo ostruzionistico: chi vince perde, chi perde vince.


Il secondo è una conseguenza del primo che per via di una maggioranza minima ha dato ai piccoli partiti un potere sproporzionato. L'esatto contrario di quanto i cittadini hanno più volte ribadito con la volontà di eliminare il proporzionale.

il terzo è una conseguenza del secondo, cioè, dare un ministero così importante ad un soggetto inaffidabile come Mastella che, peraltro, in campagna elettorale gira per le carceri per racimolare adesioni dal suo elettorato di riferimento... i carcerati.
In più, L'Udeur e il partito di Dini, si sono sentiti minacciati dalle riforme imminenti sullo sbarramento al 5%.

Dini: per te 80 notti all’anno non sono usuranti? Tu andrai all’inferno, verrai con me. Avrai la faccia come la mia. Dini, farai tutte le notti di tutti gli operai italiani. Non dormirai mai, il tempo c’è, c’è tutta l’eternità.
Andranno all’inferno anche tutti quelli che attaccano Zapatero e tutti quelli che sono andati a fare i regali a De Mita.
Guarda il video del post