martedì 27 aprile 2010

Il 20 aprile Citizen Report, puntata dedicata ai precari. C'era anche un mio video.



Il 20 aprile Citizen Report ha mandato finalmente in onda la puntata dedicata a quei lavoratori sfruttati col lavoro precario. Hanno utilizzato materiale trovato in rete fra cui il mio video su il licenziamento dall'Ilva che è piaciuto a molti. Mi hanno anche fatto una piccola intervista via Skype! Stasera all'1,10, su Rai3, con materiale trovato in rete, un'altra puntata dedicata alle Dipendenze.

sabato 24 aprile 2010

Ilva di Taranto, protesta dei precari


Tratto da il Corriere del mezzogiorno.it:
TARANTO - Circa 650 lavoratori precari legati all’Ilva hanno manifestato dinanzi alla portineria C-ingresso merci dello stabilimento di Taranto chiedendo la stabilizzazione del loro posto. Si tratta di 150 interinali, ancora in attività, e di 500 ex dipendenti con contratto a termine, al momento disoccupati. La situazione dei precari ha diviso anche i sindacati. Un accordo del 2008 prevedeva l’assunzione degli interinali e dei lavoratori ai quali il contratto non è stato rinnovato. L’intesa fu siglata da Ilva, Uilm e Fim, mentre la Fiom si dissociò. L’azienda, a causa della crisi del settore siderurgico, non ha tuttavia stabilizzato questi lavoratori, che già il 25 marzo scorso protestarono occupando pacificamente il ponte girevole. I sindacati chiedono la stabilizzazione di tutti i 650 lavoratori, mentre l’Ilva ha proposto l’assunzione di coloro che sono stati già impiegati per 24 mesi, rimandando ogni decisione sugli altri precari.



In realtà eravamo circa una trentina a rappresentare tutti. Mercoledì ci sarà un nuovo incontro dove si confronteranno nuovamente azienda, sindacati e istituzioni in prefettura. I vecchi accordi presi tra azienda e parte dei sindacati per un libero sfruttamento dello giacimento di manodopera di Taranto e provincia sono fuorilegge. Non si tiene conto dell'alto rischio d'infortunio che un impianto siderurgico comporta. Ho sentito storie assurde, gente che ha lavorato dopo aver subito gravi infortuni sul lavoro. Tra l'indifferenza dei responsabili, per paura di perdere il lavoro, molti operai hanno continuato a svolgere le loro mansioni pur essendo in condizioni menomate. In più, ad alcuni di questi che si son letteralmente sacrificati, non è stato rinnovato il contratto "proprio a causa dell'infortunio" che, evidentemente, ne rallentava la produttività.
L'azienda usa il problema occupazione come arma di ricatto per consolidare il potere sul territorio e i suoi cittadini. Ormai Taranto è un feudo in mano a una élite di persone senza scrupoli. Però, finché ci saranno persone come noi che lottano, questi "signori" non avranno vita facile.


martedì 20 aprile 2010

Per una ideologia dal basso



Se volessimo dare un indirizzo ideologico per il moVimento o i movimenti spontanei nati dal basso, fatti da cittadini stanchi che si sentono chiamati in prima persona a risolvere i problemi collettivi, potremmo benissimo parlare di “eliminazione del mediatore”, cioè di quelle categorie che si occupano dei servizi in generale.

Quello che lamenta la base e accomuna tutti i suoi risentimenti, sta proprio nel fatto che quegli organi deputati al servizio per la collettività abbiano abdicato lasciando i fruitori di tali servizi (cittadini, consumatori, elettori, contribuenti, pazienti, utenti, ecc.) abbandonati a se stessi, nella strana logica del “paga il servizio” e sbrigatela da solo.

Possiamo notare che tali categorie si infrappongono tra un bisogno primario e chi soddisfa tale bisogno, tra domanda e offerta, fra un diritto e il suo adempimento, tra il paziente e la cura, la legge e la sua applicazione, insomma, in tutte le realtà dove ci sia una fonte iniziale e un fruitore finale.

Ciò che appare interessante e avvalora questa tesi è che in un mondo sempre più compromesso nella crescita esponenziale dei consumi, siamo arrivati ad un punto tale che il sistema stesso richiede, come evocato da una specie di meccanismo fisiologico, che le varie transazioni siano sempre più ridotte per reggere in un contesto eco sostenibile, eliminando il peso (e costo) degli intermediari.

Il mediatore o l'intermediario è una categoria che svolge un compito di passaggio dal punto A al punto B. E' un ingranaggio ozioso che vive a spese del soggetto A e B. Se vogliamo dare una possibile genesi a questo fenomeno, possiamo desumere che il mediatore nasce come soggetto che coadiuva, coordina, accompagna, ecc. una domanda A ad una risposta B. La natura di tale fenomeno dovrebbe essere ed è, nel pregiudizio comune, un semplice strumento logistico e di comodità e che il suo costo dovrebbe essere commisurato alla velocità o grado di appagamento che la sua natura di tramite li ha dato. Il prezzo del mediatore dovrebbe essere compensato grazie al risparmio di tempo, di spostamento, di garanzia di qualità, ecc. che i soggetti A e B, ottengono dal cosiddetto servizio.

Col tempo, l'intermediario ha ottenuto sempre più una potere crescente d'influenza nelle varie forme fino a operare un vero e proprio capovolgimento: il servito diventa servo e il servo diventa padrone. Si sono create delle aree di competenza esclusiva, dei monopoli che assomigliano sempre più a feudi medioevali dove il “bacino d'utenza” è garanzia di guadagno, prestiti e lucro.

Gli esempi sono infiniti e sono talmente radicati e considerati come prassi normale che neanche ce ne accorgiamo. Il più noto è quello della famosa filiera alimentare: il commerciante riesce a massimizzare i profitti ricavando il minimo dalla fonte A (il contadino) e il massimo dal richiedente B (il consumatore). Non voglio qui fare tutti gli esempi possibili, ma è facile per chiunque individuare una componente mediana che succhia risorse senza un reale ritorno in tutte le attività umane. Per dare l'idea ne elenco i principali: politici, lobby economiche varie come l'energia, banche e servizi collegati, medici, ospedali e ditte farmaceutiche, avvocati, notai e professionisti vari come commercialisti, consulenti, amministratori e faccendieri, preti, editori, enti inutili, giornalisti, sindacati, ecc. Siamo arrivati al punto che si crea un bisogno o si approfitta di un dramma come il terremoto, per poter intervenire elargendo un “servizio” di urgenza che di servizio ha solo la parvenza. Ti forniscono un simulacro, una finta, l'unica cosa concreta è l'appropriazione di soldi pubblici.

giovedì 15 aprile 2010

Il video su Riflessioni sull'evento storico



Presento il video che rimanda al post della lezione VI del 24 agosto scorso

mercoledì 14 aprile 2010

Cristianesimo, sadomasochismo e mondo del lavoro




L'accordo preso con i "sindacati" (fim, uilm) che permette al "siderurgico" Ilva di Taranto di sfruttare operai somministrati "metalmeccanici", non ha valore perché non tiene conto dell'elevato pericolo d'infortunio presente negli impianti siderurgici.

Essendo Taranto più vicina all'Africa che all'Europa i proprietari lombardi lo hanno potuto fare. Sembra però che ci sia un passo indietro. Infatti, tra gli interinali sono avvenuti degli infortuni con danni permanenti e sono stati lasciati regolarmente a casa dopo la fine del contratto. Ora, alcuni di questi "scaduti" e azzoppati sono stati richiamati e rimessi a lavoro finalmente per 3 mesi.

Chi si è "salvato" e si trova fuori, ha un po' di amaro in bocca e magari, in certi momenti, si pente di non essersi ustionato o tranciato un arto...
...avranno infuso poco spirito di sacrificio?

Ecco, il sacrificio è un cardine della nostra cultura. Il crocifisso ne è il simbolo supremo. Portare la croce, farsi fustigare, accettare ogni sofferenza o sopruso pur di espiare le colpe e accedere al paradiso.

Sembra il gioco sadomasochista tra schiavo remissivo che gode col dolore e padrone inflessibile che prova piacere a infliggere sofferenze.
Questo è uno dei lati oscuri della nostra cultura, una cultura... BDSM.

domenica 11 aprile 2010

I somministrati Ilva pronti per un presidio permanente




I circa 700 operai interinali sfruttati dall'Ilva di Taranto hanno formato un comitato che chiede la stabilizzazione dei somministrati coinvolgendo sindacati e istituzioni. Ferrero ha incontrato i lavoratori davanti allo stabilimento che minacciano un presidio permanente se non ci saranno accordi chiari a tutela dei lavoratori. Ecco cosa ha detto Ferrero:

"Il problema è che l'Ilva preferisce utilizzare la gente per un anno, due anni, tre anni e poi buttarli a casa in modo da poter riprendere dei giovani e sfruttarli completamente senza rispettare le norme sull'antinfortunistica. Quindi qua il problema non è la crisi, il problema è che Riva ci guadagna di più potendo sfruttare qualche centinaio di lavoratori come li pare a lui. Noi chiediamo invece, che chi lavora qui e chi ha lavorato qui sia semplicemente assunto all'Ilva perché è qui il lavoro.
... Qui oramai ci trattano come dei limoni in cui quando serve spremono e se no buttano via. Invece la gente deve poter vivere in questa terra e non essere sfruttata un anno o due e poi buttata a casa. "


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