lunedì 29 ottobre 2007

Sul "movimento di Grillo"


Il famoso saggio “No Logo” fu adottato dal movimento che ne scaturì come un riferimento comune in cui riconoscersi e, soprattutto, dar “peso” alle proprie rimostranze tramite un documento, dettagliato e teorizzato, da sbattere in faccia a chiunque li accusasse di anarchia, qualunquismo, populismo, insomma di quella superficialità concettuale che avrebbe potuto dare adito a speculazioni e denigrazioni tali da produrre possibili contrasti e “perseguitazioni” più restrittive da parte dei governi e poteri vari.

Un conto è essere considerato un anarchico, un altro è essere un “No global”, perché dietro vi è una “ideologia” di fondo, un discorso che ti rappresenta e ti eleva a “soggetto interlocutorio” e non a soggetto facinoroso privo di costrutto.
La scrittrice fece quel lavoro inconsapevole del successo e dell’uso che ne fu poi fatto. Tanto è vero che il movimento si rinominò “new” perché la denuncia della Klein era parziale, riguardava un aspetto circoscritto (lo sfruttamento delle multinazionali del patrimonio umano e ambientale) del malessere sociale.

Infatti, il “malcontento”, chiamato così dai media per minimizzare, si estende a tutti gli aspetti della vita sociale. Restando in Italia possiamo elencarli uno ad uno e reimpostarli secondo un criterio che c’è già, non serve inventarlo, 'si respira nell’aria'.
Catalizzare il grido silenzioso delle masse che dal “basso” ri-chiedono una nuova filosofia della società, rinnovando e migliorando i concetti di giustizia, libertà, equità e tutti i buoni propositi a cui i politici si richiamano prima delle elezioni.

Per questo avverto la necessità di ra-cogliere in una relazione approfondita un documento che serva da manifesto alla società civile che non trova rappresentanza. Una società, quella sana delle piazze, internet, dei movimenti spontanei, che ambisce verso principi di moralità, rettitudine, legalità, ecc. comuni a tutti, indifferentemente dalla cultura, religione, condizione sociale e così via.

Non si tratta delle vecchie ideologie abusate dai partiti come bibbie da interpretare per il loro tornaconto; c’è nell’aria una nuova coscienza (civile) della vita pubblica, l’economia, la pace, l’ecologia, la giustizia, la religione, che ci accomuna, ma non emerge per via di una cappa asfissiante dei poteri costituiti.

Qualcuno deve accollarsi l’onere di mettere in ordine, nero su bianco, quello che i cittadini vogliono per vivere in un paese normale e in un mondo migliore.

Faccio alcuni esempi a caso per dare l’idea:

Chiediamoci sempre, cosa vuole la gente?
Sulla giustizia:
qual è la differenza che passa fra un rapinatore che fa una rapina o un mafioso che chiede il pizzo, e un politico, un funzionario statale che fa “sparire” fondi europei, statali o comunali?

Qui si deve ribaltare il concetto: nei confronti dei primi il cittadino può in primo luogo difendersi denunciando alle autorità; in secondo luogo il delinquente è un soggetto che si trova “di fronte” al cittadino, è spesso identificabile, perseguibile e preventivabile. Il politico o funzionario corrotto, possiede un’aggravante, agisce “alle spalle” dei cittadini forte della “fiducia” elettorale e istituzionale che n’è investito.
Pertanto, l’azione dei secondi è più meschina e richiede un aggravio di pena o almeno un’equiparazione di reato ai primi.
Inoltre, bisogna calcolare il danno alla collettività, il danno morale. Come il danno ambientale trova sempre più spazio nelle legislature, così il danno morale deve essere contemplato e calcolato in termini economici. Mentre il malvivente provoca un danno “morale” ad una ristretta parte di cittadini, il funzionario corrotto, la multinazionale scorretta provocano un danno morale che si dilata esponenzialmente in virtù del numero di cittadini che direttamente o indirettamente vengono colpiti e menomati, chi più, chi meno, dei loro diritti e della libertà.
Proviamo a calcolare quanta gente è stata potenzialmente danneggiata dai finanziamenti europei “spariti” in Calabria? Mi sembra che fossero 50 mld di euro. Quante rapine deve fare un malvivente per accaparrarsi 50 mld?

Dunque: La gravità del reato deve essere calcolata facendo il dovuto rapporto fra azione e numero d’individui colpiti, il danno collaterale. Se il finanziamento non arriva, quando il cittadino si reca per avere un servizio tipo un corso di formazione, esso, non trovando l’aspettativa, si trova vittima di un’ingiustizia che si ripercuote in modo latente nella sua vita privata.
Più alta è la responsabilità ricoperta, più alto è lo stipendio e, conseguentemente, più alta deve essere la pena in caso di reato.

Sull’economia dobbiamo risolvere un fattore che preme a tutti:
quando uno compra il petrolio a 1 e poi lo rivende a 1000 fattura un surplus di guadagno che col tempo mette nelle mani di pochi un potere così grande da influenzare la vita democratica dei paesi. Ci troviamo in questa situazione proprio per questo.
Sul meetup Nazionale (Proposte concrete per migliorare il nostro paese http://beppegrillo.meetup.com/boards/view/viewthread?thread=3520281&pager.offset=30) hanno proposto il bollino etico da apporre sui prodotti. Il bollino deve certificare, oltre alla genuinità del prodotto, l’eticità della sua fabbricazione: tale prodotto non è stato confezionato con lo sfruttamento della manodopera perché, secondo regole da adottare, l’operatore che lo ha fatto manualmente riceve una percentuale equa dal ricavato della vendita. Così si risolve anche il problema della Cina. Il discorso è lo stesso: fabbricano ad 1 in Cina e vendono a 1000 in occidente.

Un individuo è libero quando può soddisfare i propri bisogni essenziali senza pagare una tangente.
Un individuo ha dunque diritto a tutelare la propria salute, ad avere una prospettiva di vita, per se e i propri figli, dignitosa, a vivere in un ambiente compatibile ed ecologico, a socializzare senza discriminazioni, a poter esprimersi con ogni forma.
A tutto si deve sempre aggiungere l’aggravante, il danno indiretto. Quando uno o più dei bisogni primari vengono contratti, gli individui assumono forme di comportamento antisociali ed egocentriche che ubbidiscono al riflesso istintivo di auto preservazione. Ciò crea conflitti e “culture d’immoralità” che provocano un danno incalcolabile alla collettività oltre a chi ne è affetto.

L’individuo deve essere considerato come un’entità “delicata”. La persona comune è facilmente influenzabile ed è essenzialmente timorosa e insicura specie quando la cultura in cui vive preclude la formazione della personalità che spesso, a causa della natura umana fortemente variegata, contrasta con le “direttive” religiose, politiche e del mondo economico, che preferiscono interagire con individui uniformati ad un certo tipo di “format”.
La libertà non può prescindere dall’affermazione della propria personalità e delle prerogative uniche che la natura ha dato ad ognuno di noi. L’inibizione delle proprie aspirazioni, inclinazioni, peculiarità, ecc. producono individui instabili, insicuri e potenzialmente molto violenti. La società, la nostra, è molto violenta, non ci si può fidare di nessuno soprattutto nei momenti di crisi.

Da quanto detto emerge un individuo sostanzialmente debole che in virtù della propria debolezza reagisce con violenza esorcizzando così le proprie paure con la prepotenza. Confonde come forza la furbizia, il saper fare, il raggiro. Comportamenti che vengono ostentati per mascherare le insicurezze e rispecchiarsi con chi li asseconda ricavando un’immagine vincente ma falsa.

Molti ritengono la libertà come il poter fare tutto ciò che si vuole. A ciò ambiscono proprio quelle persone prive di una personalità definita che vaga alla ricerca di qualcosa che non troveranno mai. Proprio per questo risultano incontentabili… sto andando fuori tema.

Qual è l’età media “celebrale”? Se la libertà piena si raggiunge a 18 anni, quanti anni ha in media il cittadino?
I pubblicitari ci trattano come dodicenni o peggio. Allora, se per un verso abbiamo 12 anni perché per altri versi ne abbiamo molti di più? Perché gli amministratori delegati che fregano un sacco di soldi e fanno danni enormi possono fare ciò che vogliono poiché considerati “maggiorenni”?
Sapendo a priori che gli individui sono tendenzialmente irresponsabili è doveroso fare delle regole ferree che non lasciano troppo spazio alle furbate. Il motto sarebbe: libertà si, ma nelle regole.
L’esempio dello sport è buono. Quando un atleta si dopa lo fa per una consapevolezza a priori, sapere in anticipo di non essere all’altezza di vincere. Ne deriva che ad ottenere il buon risultato non è il migliore o chi ha profuso più impegno, ma è sempre un peggiore che sapendo di non poter competere, di non essere valido o degno, trucca il risultato abbassando sempre più la media e i metodi di prevaricazione.

Leggendo un settimanale, non ricordo quale, in un articolo mostravano come dei ricercatori americani(?) avevano calcolato la felicità, la qualità della vita, i sentimenti, in termini economici.
Se si è felicemente sposati corrisponde ad una certa cifra da mettere come guadagno a fine anno. Se si è in salute la cifra aumenta di molto. Gli scapoli “guadagnano” meno. Hanno scoperto che sono molto importanti i rapporti con i parenti e col vicinato. Se si dedicano alcuni minuti al giorno in conversazione con i vicini o i parenti fa crescere il livello di appagamento e quindi di guadagno.
Ci vorrebbe questo. Spiegare alla gente che il “valore” è altro, togliendo dalla testa quella mania di comprare tutto per soddisfare un falso bisogno di benessere.

Sul meetup Nazionale alla discussione “Per capire un po’ di più la funziona della moneta http://beppegrillo.meetup.com/boards/view/viewthread?thread=2180501&pager.offset=790 ”, si parlava della possibilità di creare una “moneta locale”, buona per acquistare prodotti locali prevalentemente alimentari. Ci sono degli esempi di successo e i protagonisti affermano di aver risparmiato molto con questo stratagemma http://digilander.libero.it/MoneteLocali/visto-scec-1.jpg.
Una moneta locale alternativa in ogni comune o quartiere. Possiamo prepararci in anticipo se facciamo la fine dell’Argentina.
Per convincere la gente e attirare la loro attenzione ci sono delle parole “magiche” e semplici come: risparmio, ecologia, giustizia, diritti, e tutte le declinazioni come, pulito, sano, onesto, ecc.

In questo quadro rientra il discorso del giornalismo italiano che non fa informazione. Vorrei tanto che il V-day contro il giornalismo contenesse un discorso di base su come deve essere il giornalismo, doveri e diritti, evidenziando (e questa è la novità) i danni “invisibili”, sommersi, quelli poco considerati perché non sono immediati ma si spalmano nel tempo. I danni arrecati ai cittadini che non conoscono i fatti per come sono.
Gli esempi abbondano, pensiamo al silenzio assenso del Tfr. [a proposito, da quanto ho capito il governo Berlusconi ha sottratto i soldi ai lavoratori girandoli alle pensioni integrative “private” dove il marpione ha degli interessi. Per convincere i sindacati ha permesso loro di “gestire” i fondi pensione con i relativi guadagni. In pratica Bellachioma si è comprato i sindacati con i soldi degli operai. Tu guarda che lusso. Se questa è la verità stiamo proprio messi male; perché nessuno ne parla?]
Danni esistenziali, ambientali, morali che non vengono attribuiti a chi ha ruoli di responsabilità. A Taranto il debito è arrivato a 900 milioni, a fronte del danno verso ogni singolo cittadino i responsabili sono liberi come uccellini. Non si da il giusto peso al fatto che per estinguere il debito ci vorranno 50 anni e sono colpite anche le generazioni future, mentre i responsabili si trovano magari al casinò.
Gli amministratori tarantini hanno agito così perché sapevano di poterlo fare senza grossi rischi. Non è vero che l’italiano non rispetta le regole per natura. All’estero si comportano bene, osservano le leggi e si integrano.

La mancanza dello stato crea l’antistato.
Si vuol far credere che la criminalità organizzata sia un problema così ostico che lo stato, con tutta la buona volontà, non riesce a risolvere. Non si parla mai di come, dove e perché sono scaturiti certi “fenomeni”.
Purtroppo non ricordo i particolari, mi scuso, lo racconterò come una favola: ci fu un terremoto in Calabria, la città sulle colline fu rasa al suolo. Ne fu costruita un'altra a valle alla meno peggio, adiacente alla strada statale. I cittadini erano completamente abbandonati a loro stessi. Gli unici ad avere un reddito erano gli statali. Quelle condizioni hanno sviluppato il “fenomeno”. Chi non emigrava rimaneva lì a delinquere. La strada statale fu subito presa d’assalto come fanno gli africani con i tubi dei gasdotti. I finanziamenti provenienti dallo stato per aggiustare la strada e i cantieri per via del terremoto, venivano “incamerati” dalle cosche mafiose formate in quel contesto. Le aziende del nord padrone delle commesse facevano accordi con loro.
Se lo stato avesse fatto il suo dovere, avrebbe dato una casa decente a chi l’aveva persa e provveduto a creare le condizioni di sviluppo, lavoro e servizi che ogni comunità ha bisogno e non sarebbero emersi certi… fenomeni.

Un ultimo esempio: i cittadini certamente vorrebbero che gli stipendi dei parlamentari (il massimo sindacale) fossero in qualche modo collegati a quelli del “minimo sindacale”. Magari senza parametri fissi, anche variabili che si possono dilatare fino a un certo punto oltre il quale si deve provvedere a “riavvicinare” i salari nei limiti stabiliti.

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