venerdì 25 luglio 2008

LE RAGIONI DELLA SCONFITTA





Avevo preparato tutto, un discorso e anche un video, quando all'ultimo momento mi sono reso conto di essere andato un po' fuori giri. Forse suggestionato dai toni forbiti che si usano nei congressi, ho fatto un discorso con un linguaggio che non mi addice.
Inoltre, sono saltato da un pc all'altro perché di due non ne faccio uno buono. Pazienza, vuol dire che non è destino.
Metto comunque di seguito parte del lavoro e prometto, prossimamente anche un nuovo video!


Fin dall'inizio Rifondazione Comunista si è proposta come "forza" d'opposizione. Questo atteggiamento oltre a contraddire il significato di "lotta" classico, marxista e, se vogliamo, rivoluzionario, oltre a essere arrendevole e remissivo, contiene in se l’aprioristica rinuncia a governare.
Così facendo, si è finiti col legittimare l'azione devastante di maggioranze che in questi anni hanno perseguito politiche affaristiche e, oso dire, criminali. Non concepisco l'identificarsi in forza di opposizione. Fare politica è ambire a governare, altrimenti conviene fare i sindacalisti che hanno peculiarità propriamente extraparlamentari.

Si è trattato quindi, di una politica del sindacare. L'azione di Prc altro non era che l'equivalente sindacale del negoziare fra il datore di lavoro e la classe operaia trasferita in politica di partito.
Ditemi se il patto di desistenza era o non era una presa di posizione tipicamente sindacale? Il messaggio era questo: noi vi controlliamo, al primo errore scioperiamo. E lo sciopero ci fu con l'appoggio esterno, ma non si ebbe giovamento perché la politica non è un sindacalizzare (un mendicare diritti) ma è una guerra per attuare le giuste politiche dall'interno delle istituzioni.

Quella della classe operaia è stata l’unica vera grande liberalizzazione degli ultimi anni. I lavoratori, a causa della frammentazione in mille tipi diversi di contratti dispersivi, a causa dello sfilacciamento provocato da strategie di delocalizzazione della produzione, hanno perso l'identità unitaria tipica degli anni '70 e, conseguentemente, la rappresentatività politica.
Inoltre, non sono state colte le "nuove" ed enormi ragioni non solo dei lavoratori, ma dalla nuova figura di "oppressi" che si identifica nei cittadini-consumatori-contribuenti. È bastato che il ceto medio scivolasse un po’ giù per far affiorare l’enorme pangea dei milioni di cittadini sotto i 1400 euro al mese.

Sarebbe bastato farsi carico anche solo di alcune ragioni per ognuna di queste categorie: il cittadino, il contribuente e il consumatore-piccolo azionista.
Ormai il cittadino è a tutti gli effetti un consumatore passivo. Anche la campagna elettorale è uno spot per rendere appetibile il proprio simbolo-prodotto.
Il nuovo nemico ideologico è un mediatore che si annida fra un bisogno biologico, un obbligo, una necessità e chi dispensa col proprio lavoro tale bisogno. Un ingranaggio ozioso che specula sui bisogni primari del cittadino. Gli esempi non mancano. La famosa filiera del mercato, la distribuzione affitta gli scaffali alle imprese e tale scelta ricade spesso su quei prodotti che hanno fatto accordi con i pubblicitari che sovente, sono gli stessi che si occupano della distribuzione. Il risultato è che da un lato (alla fonte) l’impresa investe gran parte dei guadagni in visibilità e alla fine il consumatore subisce il prezzo deciso non dall’impresa ma dalla distribuzione stessa.
Così avviene in tutti i campi con: l’energia, l’acqua, assicurazioni e banche, le agenzie immobiliari, la sanità,ecc.
Siamo al punto che viene creato ad arte un bisogno, o un’emergenza come quella dello smaltimento dei rifiuti, per speculare ed estorcere contributi pubblici.
C'è in atto una guerra per evitare che un singolo cittadino sale sul tetto con un pannello solare e si autofornisce di energia senza costi; che qualcuno faccia il pieno con materiali poveri.

I media, asserviti alle lobby economiche, speculando sulle attitudini psicologiche (sulla credulità popolare) degli individui di emulare e conformarsi a mode e costumi presentati come vincenti, hanno avviluppato la società in un branding onnipervasivo per intenti meramente coercitivi. Il consumatore stesso diventa promotore del prodotto, sponsor assumendo uno stile di vita finto.

Ho il sospetto che i pubblicitari siano come degli antropologi moderni che studiano l’etologia dell’uomo contemporaneo per indurre comportamenti persuasivi finalizzati alle leggi di mercato.

Mi auguro che la scelta del nuovo segretario della sinistra possa essere Nicola Vendola anche se è un politico "di professione" vecchio stampo.

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