giovedì 14 gennaio 2010

L'uomo nero



L'uomo nero fa paura, impressiona, genera panico e angoscia nelle menti deboli.
Il razzista classico è un "vigliacco" travestito da duro. Credono spesso in ideologie "incrollabili" e assolute, e guai a chi li contraddice, reagiscono con la forza.
All'inizio del '900 si portavano i neri in Europa per mostrarli come fenomeni da circo. Generalmente le persone ragionano e reagiscono con meccanismi psicologici elementari: bello, brutto; cattivo, buono; dolce, amaro, ecc. Certe convinzioni rimangono radicate e il più delle volte le persone sono molto restie a cambiare parere o cercare considerazioni alternative e questo perché si ha "paura" di perdere le proprie certezze.

Lo stesso discorso vale per gli armamenti: io mi armo perché così facendo mi sento al sicuro dai nemici, da ogni minaccia, dal lupo cattivo...

Si tratta dunque di una reazione psicologica abbastanza elementare. Non capisco perché non si teorizza ciò e, se ci sono, non viene sufficentemente divulgato.

La pura, l'angoscia è il fulcro del problema. Così è il capitalismo: io accumulo tanta ricchezza così mi metto al sicuro contro la carestia. Essendo ricco mi rassicuro e sfuggo da ogni paura.

E' chiaro che tutto ciò è illusorio e le angoscie, le fobie e le paure irrisolte perseguiteranno sempre tali individui.

L'altro problema poco considerato è che certi individui, i "paurosi forti", recano danno non solo a loro stessi, ma anche a chi gli sta intorno.
Prendiamo ad es. l'arrampicatore sociale. Si fa strada a gomitate scappando da chissà quale paura e nel suo cammino, bruciando le tappe, crea danni al suo passaggio agli altri e alle cose.
Arrivato all'apice viene spesso riconosciuto come persona capace da emulare.

Con la scusa che le aziende creano ricchezza (per chi?) e lavoro (asservimento), hanno sempre goduto di una libertà pressoché illimitata. La creazione di prodotti rivelatisi poi tossici o l'utilizzo di impianti e risorse dannosissime per l'ambiente, non ha mai messo queste aziende di fronte alle loro responsabilità dirette o indirette. L'imperativo è sempre stato produrre a tutti i costi salvo i costi delle dismissioni, degli avvelenamenti, le malattie professionali e l'inquinamento imperante che ci ritroviamo.
Solo quando si calcolerà anche il danno collaterale -come quello causato dalla produzione della plastica ad esempio- avremmo il vero valore delle cose e delle persone. Poiché, se gli innumerevoli danni causati dalle multinazionali ricadono sulla popolazione o sull'intervento degli Stati tramite la fiscalità generale, non si ha un vero progresso perché la ricchezza prodotta viene poi spesa per riparare i danni. Da ciò si può concludere che il capitalismo di oggi, fatto di ricavi privati e oneri collettivi, altro non è che un socialismo per capitalisti.

Per approfondimenti su la psicologia della paura, l'uomo nero, ecc: Gli archetipi: l'ombra

Nessun commento: