venerdì 12 dicembre 2008

12 Dicembre SCIOPERO GENERALE


NO ALLA DISTRUZIONE DEL CONTRATTO NAZIONALE

L'attacco al lavoro del Governo Berlusconi e di Confindustria ha al suo centro la controriforma del sistema contrattuale. Una modifica che va respinta perché è un attacco al salario, ai diritti, al sindacato, alla democrazia.

Infatti:

1. In una situazione in cui negli ultimi 15 anni i salari italiani sono divenuti i penultimi d'Europa con gli aumenti di produttività andati quasi tutti alle imprese e al profitto - a causa della cancellazione della scala mobile, dell'accordo del '93 e della relativa moderazione salariale - si vuole peggiorare quell'accordo. L'ipotesi di "riforma" aumenta a 3 anni la durata del contratto, lega gli aumenti salariali ad un'indice dell'inflazione dal quale vengono esclusi gli aumenti dei costi dell'energia e delle materie prime importate, assume come base di calcolo solo i minimi tabellari.

In sostanza si programma l'ulteriore riduzione del potere d'acquisto dei salari.

2. Non è vero che si favorisce la contrattazione aziendale. Sarà vietato contrattare su ciò che è già stato discusso nel contratto nazionale. Il salario sarà ancora più incerto, con premi totalmente variabili, legati a sgravi contributivi e fiscali, senza nessuna garanzia per i lavoratori che non accedono alla contrattazione di secondo livello (che sono notoriamente quasi l'80% cioè la stragrande maggioranza).

3. Il contratto nazionale potrà essere derogato solo in peggio: in situazioni di crisi, ma anche per "favorire condizioni idonee allo sviluppo economico", cioè sempre.

4. Proliferano gli enti bilaterali per gestire collocamento, ammortizzatori sociali, sanità integrativa... cioè per distruggere l'universalismo dei diritti.

5. Proliferano procedure di arbitrato, conciliazione, divieti. Divieto di sciopero per 7 mesi. Se si violano le procedure scattano sanzioni e pagamento di penali.

Confindustria e Governo vorrebbero arrivare ai contratti individuali, annullando ogni potere reale di contrattazione dei lavoratori. Vorrebbero trasformare il sindacato da rappresentante degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, in "complice" delle imprese e in gestore di servizi sociali non più garantiti dallo stato, ma privatizzati.

Rifondazione Comunista aderisce e invita ad aderire allo sciopero generale indetto dalla CGIL
La vostra crisi non la paghiamo! Tutte/i allo sciopero generale.
La prima pagina del volantino di Rifondazione Comunista
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Ieri ho incontrato il segretario comunista Paolo Ferrero all'entrata dell'Ilva. Si trovava proprio vicino al varco dove io entro di solito. Gli ho stretto la mano. In quei 4 minuti di tempo che avevo avrei potuto discutere con lui, di cosa? Se lo sciopero aveva diritto di farlo anche un precario come me; oppure sarei andato subito sull'hard facendo qualche riflessione filosofica, sulla contrapposizione tra laicismo e chiesa che richiama poi il problema culturale e profondo che questa gente ha nel midollo, il fatto di farsi crocifiggere senza muovere un dito.
Già, avrei detto tutto ciò in tre minuti col mio linguaggio incerto, di frasi a morsi, del non mi viene la parola... Il problema vero è se parteciperò oggi allo sciopero oppure no.
No, non aderirò allo sciopero perché il sindacato non mi rappresenta; perché sono solo io e il gigante, e ogni tipo di pressione, ogni sbandamento si ripercuote sempre e solamente sulla mia spina dorsale.
Però un giorno ci sarò. Garantisco che quando il gioco si farà duro io ci sarò.

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