venerdì 19 dicembre 2008

Non luogo a procedere

Il pezzo di articolo di Giuseppe D'Avanzo che segue, riassume benissimo cosa è cambiato con la caduta del muro di Berlino fra la prima repubblica e la seconda:

Il sistema Romeo padrone della città

Non c'è alcun interesse pubblico in questa storia nera. Come se fosse morto. Come se, nell'esercizio di pubbliche funzioni e di pubblici poteri, fosse deperita la più elementare nozione - e distrutta anche soltanto l'ombra - di servizio al bene collettivo.
Nella rete di assessori, consiglieri comunali, provinciali, regionali, parlamentari, magistrati penali e amministrativi, tecnici comunali, professionisti, burocrati ministeriali - in questo sistema apparecchiato da Alfredo Romeo esistono soltanto le cose nostre. "Dobbiamo parlare delle cose nostre...". "Questa cosa nostra come sta andando.." "C'interessano soltanto le cose nostre...". "Dacci uno sguardo a quella cosa nostra...".
[...] Sgomina la concorrenza (Romeo) quando si affaccia perché si fa consegnare i documenti della gara, li corregge, li riscrive mentre i suoi pupazzi si preoccupano di farli approvare.
E' una scena che capovolge tutte le convinzioni del morbo italico della corruzione. Il tableau napoletano racconta che non è più la politica a imporre il prezzo della corruzione all'impresa. E' l'impresa che ingaggia la politica, la crea dal niente, la coccola, la indirizza, ne fissa gli obiettivi i programmi, la corrompe, se ne appropria come fosse una cosa sua. I politici appaiono miserabili figurine nelle mani dell'imprenditore. Lo assecondano in ogni ambizione e desiderio; sgomitano tra di loro come in ogni harem che si rispetti, esagerano i pubblici ministeri, per diventare il favorito del sultano.

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Inoltre, do ragione alle accuse di persecuzione giudiziaria che puntualmente ogni politico muove verso i giudici che indagano su di loro perchè, dopo aver scoperchiato la fogna italica, quando il magistrato pesca lo stronzo di turno, lo stronzo si chiede, giustamente: "con tutta la merda che c'è in giro porprio a me doveva tirar fuori?"
Quel che più rode però, non è il fatto che il magistrato li abbia consegnati al pubblico 'luridio', ma, ed è questo il sottile motivo di fondo, urta l'invidia di vedere tutti gli altri stronzi continuare a galleggiare allegramente nel letamaio italiano fatto di liquami politici, affaristici, di criminalità organizzata e di qualche venatura clericale, beccandosi pure le risatine sarcastiche.
Forse è bene ribadirlo, l'Italia è un paese di merda.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Si, la politica ora è "cosa loro".
Il dovere di ogni cittadino dovrebbe essere quello di urlare ai politici e dire che la politica deve tornare al servizio di tutti e non dei soliti pochi.

Il blog di Masciullo ha detto...

Altro che gridare...
dovremmo prendere i politici e sodomizzarli in pubblica piazza. Devono imparare ad avere un rapporto diretto con... il corpo elettorale.