martedì 16 marzo 2010

Discorso di Nichi Vendola a Roma



"La crisi del berlusconismo esibisce una bestia ferita che con i suoi colpi di coda cerca ancora di far danni al Paese. Di ferire il profilo sociale e il profilo civile di un'Italia che è stata lungamente manipolata dal racconto berlusconiano. Il racconto berlusconiano non convince più, è pieno di smagliature e di crepe.
Aveva due caratteristiche questo racconto, amici e amiche, compagni e compagne, dobbiamo riflettere bene su qual'è stata la forza e il segreto del berlusconinsmo se vorremo sul serio sconfiggerlo costruendo noi un altro racconto, quello di un altro popolo che non si lascia incantare da un populista, liberista e nemico del mondo, e dei diritti del lavoro.
Dobbiamo ricordare che il berlusconismo è nato per conculcare al mondo del lavoro la sua dimensione di comunità. L'attacco alla costituzione parte proprio da quell'articolo uno che noi, gente del centrosinistra, abbiamo il torto di aver ridotto a un santino: con più forza dovevamo presidiare e difendere i valori della nostra costituzione! Quell'articolo uno: l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro; significa che il lavoro, nel corso del '900, ha smesso di essere una pietra di scarto, è diventata la pietra angolare con cui si è costruita l'idea della civiltà. Il fascismo privò l'Italia della libertà nel tentativo di fermare l'avanzata dei lavoratori, l'avanzata del mondo dei braccianti e degli operai che reclamavano una giustizia sociale che non c'era mai stata. E il nodo libertà e lavoro è il vanto e l'orgoglio della nostra costituzione.
Oggi, dovremmo riscrivere quell'articolo uno e dire che l'Italia è una repubblica televisiva fondata sul diritto all'impunità per le classi dirigenti, per l'élite ricche e potenti.
Vedetelo in faccia, vedetelo da vicino il processo breve. Attenzione, è meno banale di quanto noi stessi non immaginiamo. Il processo breve lo hanno fatto l'altro giorno alla camera dei deputati quando hanno stracciato l'articolo 18 dello statuto dei diritti dei lavoratori. È talmente breve per un lavoratore ingiustamente licenziato che il processo non c'è più! Hanno fatto sparire il giudice, hanno sabotato l'idea che un lavoratore debba essere tutelato quando la prepotenza e l'arroganza di un padrone mettono in discussione il diritto suo di alzare il dito e dire: signor padrone, in questa fabbrica si muore di amianto; in questa fabbrica viene violato il diritto fondamentale alla vita. Ecco il processo breve.
E anche per i migranti c'è il processo breve. È talmente breve che è contenuto nell'equazione berlusconiana che dice: immigrazione = criminalità. Come vedete, non c'è neanche il bisogno di fare il processo. La povertà è colpevole per definizione e la ricchezza è innocente per ontologia, ma che vergogna! Ma quale modernità medioevale è questa?!
E per loro, e per lui, per i suoi sodali, l'idea dell'inviolabilità del corpo del sovrano. Un sovrano legibus solutus in questo medioevo post-moderno che ci assedia.
E noi, amici e compagni, amiche e compagne, dobbiamo saperlo però; se è vero che il racconto berlusconiano è finito tra le macerie dell'Aquila e la frase scritta su un cartello che dice: io non ridevo; condanna una classe dirigente di avvoltoi che ridevano sul dolore dei terremotati di Abruzzo; se questo è vero, noi dobbiamo però sapere che non possiamo fare come nell'adagio cinese, essere seduti sulla sponda del fiume in attesa di vedere che passi il cadavere del nostro avversario. No. Il racconto berlusconiano non funziona più. Ma noi centrosinistra, non abbiamo ancora un racconto coerente che renda credibile la prospettiva dell'alternativa. Oggi, qua, in questa piazza ricomincia il lavoro del cantiere dell'alternativa. Perché qua, il centrosinistra ritrova non solo la voglia di un colloquio al proprio interno che chiuda la fase insopportabile della balcanizzazione, ma il centrosinistra ritrova la propria piazza, il proprio popolo, quello che a lungo tempo aveva smarrito. È vero o no, che siam stati in questa condizione paradossale: un popolo senza politica e la politica senza un popolo? E questo era tutto ciò che non entrava dentro l'egemonia del berlusconismo. E allora, da oggi che facciamo, il racconto come lo costruiamo? Cominciamo da li, da dove Berlusconi ha inferto l'ultimo colpo, il nesso lavoro e libertà, e mettiamo al centro di questa campagna elettorale i beni comuni da difendere: il territorio, la bellezza, al memoria, l'acqua pubblica, i diritti sociali. Ricomincia di qui a parlar chiaro a rendere percepibile e netto il senso di un cammino che vuole dire che la politica nel centrosinistra apre una porta di speranza a coloro che la speranza non ce l'hanno più. O questo oppure falliremo. Dobbiamo farcela, dobbiamo provarci è il nostro dovere! Hanno portato l'Italia in un angolo. Abbiamo il compito, noi e voi, di risollevarla in piedi, di dire all'Italia stanca e sofferente che ora è il momento di riprendere il cammino dell'alternativa. Buon lavoro a tutti e auguri a tutti."

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