giovedì 20 marzo 2008

Da "Il bene comune" di Noam Chomsky

Secondo lei, quale dovrebbe essere il ruolo dei media in uan società sinceramente democratica?

Dovrebbero essere controllati dal pubblico. Il loro design, il materiale che propongono, l'accesso a essi, dovrebbe essere il risultato della pubblica partecipazione, quantomeno nella misura in cui la gente vuole essere coinvolta, e io penso che lo voglia.
Alcuni fra i media di questo paese, una volta erano più democratici. Non c'è bisogno di spingersi troppo lontano, torniamo agli anni cinquanta, quando ottcento giornali sindacali, che raggiungevano venti o trenta milioni di persone a settimana, erano impegnati a battersi contro la stampa commerciale che come dicevano loro "inveiva contro i lavoratori a ogni occasione," e "vendeva" le "virtù del big business", inculcando quella mitologia nella testa della gente.

Bob McChesney dice che nei primi anni quaranta c'era circa un migliaio di giornalisti che si occupavano di cronaca sindacale. Oggi ce ne sono sette.

Ogni quotidiano ha una sezione dedicata all'economia, che risponde agli interessi di una piccola parte della popolazione, quella parte che, strano a dirsi, ha la fortuna di controllare i giornali. Ma non ho mai visto una sezione dedicata al lavoro e al sindacato in un quotidiano.
Quando vengono pubblicate delle notizie sull'argomento, le si trova sulle pagine economiche e vengono analizzate da quel punto di vista. Questo fa capire chiaramente chi detenga le leve del potere.

Molta gente critica il crescente processo di "tabloidizzazione" (il giornalismo scandalistico e popolare) delle notizie.
I direttori dei programmi rispondono dicendo: "Noi diamo al pubblcio ciò che cuole. Nessuno lo obbliga ad accendere la TV e a guradare il nostro programma". Lei cosa ne pensa?

Innanzi tutto, io non sono d'accordo sul fatto che si tratti di quello che il pubblico vuole. Per fare solo un esempio, io credo che gli abitanti di New York sarebbero stati interessati a sapere che secondo le previsioni il NAFTA avrebbe danneggiato "le donne, i neri, gli ispanici" e "gli operai semispecializzati" (il 70% di tutta la forza lavoro viene classificata come "semispecializzata"), come un lettore estremamente attento del "New York Times" avrebbe potuto scoprire il giorno "successivo" all'approvazione del NAFTA.
Ma anche allora, i fatti reali furono ignorati da un articolo dai toni ottimistici che parlava dei probabili vincitori[...]quel che la gente vuole è in parte creato a livello sociale, dipende da quale tipo di esperienze e occazioni hanno avuto nella vita. Se si cambia il sistema essi sceglieranno cose differenti.Ho visitato un quartiere povero della classe operaia in Brasile dove la gente si raduna durante la programmazione televisiva di prima serata per guardare film di produzione locale su un grande schermo all'aperto. Li preferiscono alle soap-opera e ad altra spazzatura che va in onda sulle reti commerciali, ma possono esprimere quella preferenza perchè gli è stata offerta la possibilità di scegliere.Quando la gente negli Stati Uniti viene sottoposta a un'indagine statistica, salta fuori che ciò che vogliono -nella stragrande maggiornaza- è una televisione priva di interruzioni pubblicitarie.Avete mai visto una televisione senza spot pubblicitari? Ovviamente no. Nella televisione statunitense, le grandi corporation vendono audience ad altre imprese e non sono interessate a fornirci altre possibilità di scelta.

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