lunedì 12 gennaio 2009

Il mio profilo



Non mi sono descritto nel profilo personale perché non c'è molto da dire. Svelerò un aspetto più intimo e affascinante.
La Verità è sempre stato il mio chiodo fisso. Scoprii di essere un filosofo nell'adolescenza. Finita la scuola dell'obbligo nasce la passione per la letteratura in genere. La fame di sapere era inesorabile; divoravo tutto ciò che incontravo davanti. Ricordo che spolpai completamente l'enciclopedia di casa. Non riuscivo a saziare la fame di sapere che mi ossessionava. Nell'ambiente in cui vivevo trovavo scarsi stimoli e le letture erano insufficienti. Leggevo sovente di nascosto ed ero costretto ad "un poetar furtivo".
Conscio che non avrei potuto trovare appagamento in quella situazione cercai un'altra strada. Dopo una breve ma intensa esperienza interiore, m'inabissai in una ricerca empirica che assorbisse dall'esterno ogni declinazione della realtà, tutto il materiale e l'immateriale che mi circondava. Non occorre vivere sfrenatamente, basta osservare attentamente: il Tutto è anche nelle cose più semplici. Avevo le antenne così tese da captare ogni minimo segnale, la luce di uno sguardo, una mezza frase sentita alla radio, il tono di una voce, ogni più piccolo frammento d'informazione utile che mi permettesse di aggiungere un tassello alla mia ricerca.
Perseguire le mie inclinazioni fu per certi versi devastante. Il pezzo pagato per questa scelta fu salato. La conseguenza fu uno scollamento verso la quotidianità. Le cose che per gli altri erano importanti per me risultavano spesso effimere. Ho vissuto fino a qualche anno fa come immerso in una nube di apatia. Ero come in attesa, come un artista assorto che aspetta l'intuizione.
Oggi però, nonostante abbia concluso la gestazione di un pensiero sostanzialmente completo aspetta ancora di essere partorito. Per il futuro mi propongo di continuare su questa strada.
Propongo di seguito una poesia pubblicata nell'antologia poetica "Navigando nelle Parole" vol. 8 Edizioni Il Filo.
Con mossa agile e fulminea l'ho afferrata e messa sotto il braccio.
L'ubicazione non la rivelerò
Sommosse planetarie, processioni interminabili
Seguite da bombardamenti aerei, mi turberebbero.
Da allora mi muovo furtivo
Mi guardo indietro ad ogni istante con occhi iniettati di sangue.
Da tutti gli angoli o alberi che celano la via
Spio come un folletto esitante.
Mi aggiro senza scopo per le periferie male illuminate
I campi abbandonati, le fogne.
Ormai ho capelli incolti, vestiti laceri e piccole crosticine sulla faccia.
Mangio verdura e cani randagi.
Non parlo mai con nessuno e se capita, anche solo per scacciare i curiosi
Faccio ampi movimenti con la mascella
Per dare un senso a una voce stridula e incomprensibile.
Nessuno dà retta ad un uomo con le buste ai piedi e un braccio infermo.
In pieno inverno amo spingermi verso la costa.
Nelle notti coperte o senza luna mi calo giù dalle scogliere
In compagnia di flutti impetuosi e spruzzi spumeggianti.
Ed è lì, accucciato contro uno scoglio col vento nelle ossa, che oso mirarla
Con l'occhio vitreo, la bava che cola da un lato
Sotto il raggio di una stella, la Verità.

Nessun commento: