martedì 6 novembre 2007

I precari sono vittime di un embargo

La concorrenza tra lavoratori è direttamente proporzionale agli accordi di cartello delle grandi aziende.
E’ matematico.
L’alto tasso di disoccupazione abbassa i salari, crea concorrenza fra lavoratori, divide i sindacati e garantisce un esercito di individui mansueti e genuflessi a chi li sfrutta.
Siamo mucche da mungere in mano ai monopolisti.
Ci fanno i conti in tasca.
Chi ha un mutuo è uno stipendio medio arriva a fatica a fine mese: ci lasciano il minimo indispensabile e la colpa di chi è? Nostra, perché non tiriamo abbastanza la cinghia.
I politici, oltre a gravare pesantemente sui cittadini, fanno gli interessi delle lobby. È tutto un conflitto d’interessi. Lamberto Dini ha delle aziende da portare avanti, nel tempo libero fa il politico. Un altro esempio? La legge sull’indulto è stata approvata in poche settimane, la legge sul lavoro precario aspetta nel dimenticatoio.

Come hanno fatto a prendere Saddam? Lo hanno prima fiaccato con l’embargo e poi dato il colpo di grazia.
La stessa strategia viene usata contro nazioni, società e “liberi” cittadini.
Noi ci crediamo liberi e in pace, ma in realtà è in atto una guerra sotterranea e noi ne siamo coinvolti e manipolati.
La globalizzazione è una guerra di mercato. Ogni bisogno primario, energia, trasporti, i media, le abitazioni, i servizi, ecc. viene monopolizzato e usato come arma per circuire cittadini ignari.
In Iraq ci fu un accordo: petrolio in cambio di cibo. Col precario, col cittadino servo, mansueto, accondiscendente arrendevole e stanco, viene usata la stessa strategia: lavoro a buon mercato in cambio di cibo, se vuoi campare: obbedienza e mansuetudine; il bastone e la carota.
I conti non tornano perché dietro una parvenza di pace e di colori, viviamo in un teatro di guerra dove noi siamo vittime inconsapevoli di strategie militari e di spionaggio. Il gioco è ancora più facile perché ciò avviene alle nostre spalle, a nostra insaputa, e pertanto non possiamo difenderci.

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