lunedì 5 novembre 2007

Taranto terra di confine


Non ho mai creduto alla storia che il complesso industriale ItalSider venne costruito per far crescere un’ area depressa del sud Italia. Non so quante volte il bilancio dell’industria siderurgica statale andò in perdita dagli anni ‘60 fino ai ‘90. Poi d’incanto, dopo la caduta del muro di Berlino, dopo l’apertura al mondo con la globalizzazione dell’economa, il colosso venne "donato" ai privati nel turbine delle privatizzazioni che imperversavano nel paese in nome dell’efficienza e della concorrenza. Venne quindi la fase classica dopo il passaggio ai privati, con i prepensionamenti e altri ammortizzatori sociali (o aziendali dipende dal punto di vista) che ridussero di circa la metà, il personale ritenuto abnorme e inutile. Un operaio disse: Ci hanno illuso. Ci hanno fatto credere che avrebbero lavorato i nostri figli e i figli dei figli.Adesso l’ItalSider, rinominata Ilva, passata gradualmente prima in mano ai proprietari e poi in quelle dei padroni, è in attivo a dispetto delle più rosee previsioni e a vantaggio esclusivo di pochi se si mette in conto il prezzo altissimo che la città paga per lo sfregio ambientale.Il nostro golfo è sempre stato un punto strategico militare. Non sono un esperto ma credo che le ragioni tecniche siano dovute al fatto che nonostante un massiccio bombardamento, il golfo di Taranto, grazie alle profonde insenature formate dai “due mari”, offre sempre un antro sicuro dove ricoverare le flotte armate.Per questi e altri motivi, uno dei posti più belli del mondo è stato sacrificato sull’altare della sicurezza nazionale, anzi no, atlantica.Qual è la relazione fra un porto militarizzato e l’impianto siderurgico più grande d’Europa?L’acciaio serve per costruire le cose più svariate fra le quali armi da guerra.Durante tutti i conflitti, le acciaierie hanno sempre lavorato a pieno ritmo. Secondo la mia opinione, l’ItalSider avrebbe ricoperto un ruolo logistico importantissimo nel caso in cui la guerra fredda sarebbe divenuta calda: rifornire di acciaio per armare la NATO e compagnia bella.Prima della cessione ai privati l’ItalSider fu tenuta in stand-by in attesa degli eventi. La produzione in se non importava così come, a tuttora, l’inquinamento e la sicurezza sul lavoro. Tutto ciò che riguarda il cittadino come soggetto primario dove convogliare le conquiste e i vantaggi del progresso, è sempre stato d’importanza periferica.In caso di guerra gli operai sarebbero divenuti degli addetti solerti, alacri e molto produttivi grazie alla minaccia o lavoro o ritrovarsi al fronte.Poi abbiamo l’arsenale militare, anch’esso utile solo come facciata, come manifesto bellico che raffigura una tigre di carta. Il costo dell’arsenale in tutti questi anni non è quantificabile, c’è chi dice, fra l’altro, che i camion pieni di materiale entravano carichi da una parte e uscivano ancora “carichi” da un'altra parte. L’utilità in tempo di pace è solo fittizia serve come monito. L’indagine fatta da Report sull’arsenale di Taranto dimostra la squallida gestione della cosa pubblica.Il famoso muraglione presente fin dai tempi di pappagone ha escluso i cittadini dal mare. Una città di mare senza mare. L’accesso è stato precluso, anche la vista del blu è inaccessibile. Il tutto per una famigerata difesa nazionale. Cosa vogliamo difendere se per mezzo di ciò viene negata la vita della città?A causa del dislivello, l’accesso alla spiaggia sul lungomare è pressoché inaccessibile, mentre sul versante interno l’occupazione dell’arsenale ne fa una città monca, privandola della sua prerogativa naturale del rapporto diretto col mare.Perciò, il cittadino è tenuto fuori, distaccato, escluso dal suo ambiente da logiche belliche, geopolitiche ed economiche lontane e indefinibili.L’arsenale è un avamposto che divide l’occidente dall’oriente. Il muraglione è una sorta di continuazione del muro di Berlino che mette l’uomo contro l’uomo; è un argine sulla terra di confine in cui ci troviamo. Mentre il primo è caduto, il nostro persiste a garanzia di accordi atlantici segreti che causano solo svantaggi ai tarantini.Il muraglione demarca una terra di confine in attesa dell’arrivo dei Tartari che forse un giorno arrivarono davvero.Non so se è leggenda o meno, ma si racconta che un giorno un sommergibile nucleare russo si avvicinò alle nostre coste. Penetrò fino ad arrivare sotto al ponte girevole. Lì si fermò. I vertici militari non fiatarono. Stettero in silenzio senza prendere nessuna decisione, terrorizzati come delle femminucce. Il nemico stazionò per un po’ sotto il ponte girevole, poi se ne andò come era venuto. Non si capisce perché indugiò sotto il ponte; forse era troppo pericoloso? Secondo me il grosso cilindro nucleare rimase all’imboccatura del porto compiendo alcune manovre.Il comandante del sommergibile russo avrà ordinato: macchine avanti; e i nostri a chiedersi: stanno entrando; macchine indietro; e i nostri a chiedersi: finalmente vanno via.Il gioco sarà durato per un po’ facendo avanti e indietro come uno stantuffo. I russi diedero prova di virilità per poi scomparire nelle profondità dello Jonio lasciando il costosissimo ammiragliato a bocca aperta.Il prezzo che i cittadini pagano è altissimo, e non mi riferisco solo ai costi meramente economici ma anche di spazio e vivibilità.A dimostrazione di ciò vi è il nuovo quartiere residenziale Paolo VI. Ancora una volta: vogliamo credere che il quartiere fu fatto per far fronte ai bisogni dei cittadini comuni? Perchè sono andati a costruire nelle macchie, nella steppa pugliese, quell'ammasso di casermoni?Le logiche economiche, soprattutto in seno all’Europa libera, prevedono garanzie di diritti civili nelle nazioni con cui si fanno affari. Volete fare affari? Come vivono i cittadini? Avviene la famigerata redistribuzione della ricchezza?Funziona come le norme ISO che impone a l’Ilva un tetto di produzione in relazione agli infortuni sul lavoro; più infortuni uguale meno produzione, e viceversa.La legge 167 ha prodotto in tutta Italia quell orrendo agglomerato abitativo destinato ai cittadini bisognosi, di fatto, è una ghettizzazione, una sorta di bidonville da primo mondo. Hanno creato dei ghetti in periferia, quartieri residenziali privi di quei servizi che fanno di una città, una città.Paolo VI è un emblema dell’esclusione sociale, dell’emarginazione, della considerazione del cittadino come intruso, come fastidioso impiccio burocratico da eludere, allontanare, estromettere.Infatti, mi domando: perché non hanno fatto crescere il nuovo quartiere attorno al mar piccolo? Perché quella costa è abbandonata? Perché non fecero l’ItalSider in mezzo alle macchie?Sarebbe venuto un bel quartiere che lambisce il mare. Si sarebbero fatti viali alberati che conducono alle spiagge e la possibilità di accogliere turisti come una moderna Rimini. Le due città separate dall’acqua e le isole S. Pietro e Paolo potevano unirsi con piccoli traghetti e barche come una piccola Venezia e al posto dell’Ilva un parco giochi.Se questo non è avvenuto è per due motivi fondamentali: motivi ecologici, per non deturpare la natura e motivi militari che vogliono la zona libera da attività civili.Nel primo caso mi sembra una caricatura dato che in quelle acque non mi sognerei lontanamente di fare il bagno, il secondo motivo è un esproprio carissimo visto che nel porto abbiamo due navi di media stazza e quattro sommergibili arrugginiti. A chi serve il porto militare?La politica è il fulcro, l’agorà in cui i cittadini, i membri di una comunità s’incontrano, si confrontano e si riconoscono parte di un insieme che agisce per il bene comune.Quando il cittadino come tale perde la centralità nei meccanismi decisionali, allora la politica si corrompe (e la precedente amministrazione ne è una prova) e finisce con l’essere un entità di facciata, slegata dalla sua funzione principale, la politica diventa una patina fittizia che ricopre un mondo altro, sotterraneo, extrasociale che persegue finalità lontane ed estranee nei confronti di un cittadino relegato a problema periferico.Se ciò è vero, se tutto si riduce al crimine, all’arma puntata contro l’altro, alla rapina dei diritti, allo scippo, all’assalto all’arma bianca delle risorse naturali ed economiche, se il cittadino è relegato a zavorra, a impiccio da liberarsi, o al massimo come oggetto conteso a fini di sfruttamento, se tutto ciò è vero, dove sono i grandi valori di amore e rispetto del prossimo? Dov’è il millantato progresso, le gesta dei grandi uomini propugnate a scuola nell’epopea dell’Uomo?Dove sono le colonne greche sulle quali si erige la civiltà occidentale?Alla luce di quanto detto, ammettiamolo sempre più spesso: anche quei greci vivevano sullo schiavismo, ma almeno hanno prodotto, anche se in un breve periodo, l’impalcatura culturale dalla quale ci si arroga ipocritamente di provenire. Oggi produciamo solo tecnica con finalità commerciali e quella tecnica a basso costo che migliora la vita della gente viene occultata.Riconosciamolo, molto più realisticamente dobbiamo richiamarci a Sparta che faceva della forza bellica e dell’imposizione del più forte il suo ideale. D’altronde, non fu Taranto nel suo concepimento una colonia spartana?

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